La responsabilità: perché facciamo fatica ad assumercela?

Quando c’è senso di responsabilità il senso di colpa diminuisce

Destino, fortuna: se crediamo che siano solo questi gli elementi che determinano il successo nella vita di una persona, forse non siamo sufficientemente motivati. Crediamo che ciò che stiamo facendo (il lavoro prima di tutto) sia l’effetto delle condizioni che ci sono state imposte dall’esterno (decisioni di altri, circostanze, caso, ecc.) e che abbiamo dovuto subire passivamente.

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CapoVerso citato dal Corriere della Sera

Riportiamo qui di seguito l’articolo redatto da Franco Taverna, Economista Università Alma Mater di Bologna e Presidente della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, pubblicato sul Corriere della SeraBuone Notizie – del 1° dicembre, che riprende l’intervista a Stefano Zamagni, apparsa su CapoVerso del 26 novembre scorso.

Il terzo settore e il Papa

Riportiamo, riprendendola da “Il Sole 24 Ore” di domenica 22 novembre, una affermazione di Papa Francesco (nel suo intervento al Summit “Economy of Francesco” di Assisi) che ha creato alcune perplessità, in quanto, almeno apparentemente, sembra mettere in discussione il ruolo del terzo settore, assimilandolo ai modelli filantropici in stile americano (vedi Fondazione Bill Gates, di cui abbiamo già parlato in un precedente articolo).

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Stefano Zamagni (3): vaccini, sviluppo umano integrale e speranza

Ecco la terza e ultima parte dell’intervento del professor Stefano Zamagni. Chi volesse consultare il testo integrale può farlo cliccando direttamente qui.

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Stefano Zamagni (2): i 5 punti qualificanti di un progetto trasformativo

Ecco la seconda parte dell’intervento del professor Stefano Zamagni. Chi volesse consultare il testo integrale può farlo cliccando direttamente qui.

Quali sono i punti qualificanti di un progetto trasformativo?

Ne indico cinque, non certo perché siano gli unici, ma perché ritengo siano quelli più urgenti. Comincio dalla deburocratizzazione.

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Stefano Zamagni (1). Covid-19: mai dimenticare l’umiltà e la prudenza

Stefano Zamagni, economista e professore presso l’Università di Bologna

Cosa succederà dopo la pandemia? Si va da chi pensa che tutto tornerà come prima e chi ritiene che niente sarà più uguale al passato.

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L’economia civile contro la progressiva disumanizzazione dell’economia (e della società)

Abbiamo rivolto alcune domande al prof. Piercarlo Maggiolini, docente al Politecnico di Milano presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale, sulla Responsabilità Sociale d’Impresa e sull’economia civile.

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L’invidia più dolorosa: l’aporofobia

Secondo il padre gesuita Giovanni Cucciil crescente individualismo rappresenta oggi la minaccia più grave alla qualità della vita proprio perché, erodendo il capitale sociale, genera sfiducia, spinge le persone a ripiegarsi su di sé, accrescendo il senso di malessere e di solitudine” e “accentuando abitudini di­struttive”. Tra queste cresce sempre di più l’invidia che però va assumendo forme diverse, come vedremo.

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Il risentimento non genera solidarietà

Il prof. Ugo Perone – filosofo, docente Humboldt-Universität di Berlinonel suo illuminante saggio “Otto tesi per la sinistra” sulla rivista “Spazio Filosofico” scrive, tra l’altro: “…sulla scena sociale è intervenuto un fattore inedito: il risentimento. Presso i conservatori aveva spazio la paura: la paura di perdere ciò che si aveva (fosse anche poco), presso i progressisti la fiducia che attraverso lotta e progresso si potesse rimediare alle ingiustizie. Ma né la sinistra né la destra si nutrivano di risentimento, che implica un desiderio di rivalsa per quello che non si ha a danno di chi l’ha o minaccia di ottenerlo. Il risentimento è invece diventato dominante presso tutti gli orientamenti: verso i profughi non si prova solo paura ma risentimento, così che non si accetta nemmeno che essi ottengano gli stessi diritti degli altri cittadini; verso le élite dominanti si prova risentimento per i privilegi che hanno accumulato: non è però un’ansia di uguaglianza, ma un semplice desiderio di livellamento; verso i più vecchi cresce l’insofferenza, e si sbandiera una rottamazione come semplice sostituzione che non ha nulla da spartire con le illusioni utopistiche sessantottine; verso il sapere cresce la derisione, si devastano i congiuntivi e si abbandonano scuola e università.

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